Notizie storiche

Prima di presentarvi l'Abbazia di San Clemente al Vomano, è necessario evidenziare due aspetti storici abbastanza significativi: l'affermarsi del monachesimo benedettino e la nascita di una feudalità ecclesiastica. Ci soffermeremo poi sulla fondazione dell'abbazia del Vomano e su alcune questioni che emergono dal Chronicon Casauriense.
  1. Il monachesimo benedettino e la sua importanza

    Per renderci conto della particolare importanza del monachesimo benedettino è opportuno ricordare le condizioni di vita tra il VI e l'VIII secolo.
    Paolo Diacono, nella sua "Historia Langobardorum", traccia un quadro a dir poco desolante della situazione. Fu sicuramente un momento di decadimento economico e sociale al quale contribuirono le calamità naturali, le carestie, le guerre e la peste.
    Ebbene, in un periodo in cui le istituzioni civili assistevano impotenti allo sfascio in campo economico, sociale e culturale, la rinascita arrivò grazie alla felice intuizione di Benedetto da Norcia. La Regola benedettina, oltre a definire un nuovo modello di vita per i monaci, finì per diventare infatti un modello di vita e di organizzazione anche civile.
    I monasteri divennero in breve tempo punti di riferimento socio-economico e non solo spirituale. I monaci cominciarono a costruire strade e ponti, a bonificare terre, ad aprire scuole ed ospedali. Attorno ai monasteri rifiorirono i centri abitati e le aree coltivate ed, assieme alle tecniche agricole, ebbero nuova linfa anche la cultura e le arti.
  2. La diffusione del monachesimo benedettino

    Successivamente al 542, anno della fondazione di Montecassino, molti monaci, provenienti dai grandi centri di irradiazione e pervasi dallo spirito di San Benedetto, presero ad allontanarsi dalla casa madre per fare proseliti o venire incontro alle esigenze dei poveri e dei pellegrini.
    I luoghi preferiti furono le zone di transito oppure i bivi delle strade di comunicazione, stazioni di posta o piccoli villaggi sparsi per le campagne. Nacquero così le prime "celle" benedettine di solito costituite da tre o quattro frati, disposti ad aiutare i contadini nel lavoro dei campi e ad offrire ai viandanti un giaciglio ove riposare ed una scodella di minestra calda. Questi primi insediamenti furono numerosissimi ma a sopravvivere furono principalmente quelle celle o piccoli monasteri, che grazie ai lasciti ed alle donazioni, acquisirono rilevanti proprietà terriere e quindi si svilupparono a tal punto da raggiungere una autonomia sufficiente e sganciarsi dall'influsso della casa madre. Non mancarono poi casi di celle o piccoli monasteri che continuarono a restare legati alla casa madre come prepositure o dipendenze.
    A seguito della crisi economica e finanziaria, infatti, molti piccoli proprietari, in cambio di protezione e di vantaggi, cedettero la loro terra ai grandi proprietari, mentre altri, spinti dal sentimento religioso, lasciarono i loro possedimenti ai monasteri o alla chiesa, favorendo in tal modo il sorgere di una vera e propria feudalità ecclesiastica, accanto a quella laica. In tal modo abati e vescovi divennero anch'essi signori feudali ed attraverso privilegi, investiture ed immunità, entrarono a pieno titolo nella "gerarchia del sistema".
    I primi a favorire il formarsi di una feudalità ecclesiastica furono i Longobardi ma fu Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, a coglierne la portata. Egli infatti nell' 816 dichiarò la Regola benedettina valida per tutto l'impero carolingio e, successivamente, non esitò a rivendicare la nomina degli abati, cercando di sottrarla alla competenza della comunità monastica. In tal modo l'abate finì per acquisire un potere politico di rilievo: non a caso venne insignito dello scettro imperiale. La compenetrazione tra potere religioso e potere politico caratterizzò da allora in poi tutta l'età feudale.
    Imperatori ma anche principi e signori locali, con l'obiettivo di garantirsi un efficace controllo del territorio, fecero a gara a fondare monasteri.
    Gli stessi abati cominciarono anch'essi a fondare cenobi legandoli alla casa madre attraverso l'istituto della prepositura.
    In tal modo lo spirito benedettino delle origini divenne ben presto un lontano ricordo ed i monasteri, divenuti centri di potere e di ricchezza, di fatto persero il loro iniziale ruolo di guida morale e materiale della comunità.
  3. Il Chronicon Casauriense e la fondazione del Monastero del Vomano

    L'Abbazia del Vomano non ebbe vita autonoma e le sue vicende storiche furono strettamente legate a quelle della maggiore abbazia di Casauria di cui costituì una prepositura e con la quale condivise sia i periodi di splendore che quelli di decadenza. Per tracciare un breve profilo storico del cenobio del Vomano, è necessario pertanto conoscere le vicende del monastero di Casauria. Una delle fonti più accreditate è il celebre “Chronicon Casauriensis sive piscariensis monasterii ordinis sancti Benedicti.” composto sotto la direzione del monaco Johannes Berardi e scritto da mastro Rustico, perito menante e alluminatore, al tempo dell'abate Leonate nel 1182.

    Hunc quoque librum instrumentorum seu chronicorum, quem ego frater Johannes composui et ordinavi, et magister Rusticus manibus scripsit, ipso ( riferito a Leonate) permittente immo jubente, perficimus

    Tuttavia, oltre a rilevare che molte affermazioni contenute nel testo sono manifestamente infondate, bisogna aggiungere che le notizie storiche che possiamo desumere sono frammentarie e non sempre attendibili. Ma ecco in sintesi i fatti più salienti.
    Sappiamo per certo che verso la fine dell'VIII secolo i possedimenti dei Longobardi nell'Italia centrale e meridionale ( la cosiddetta Langobardia Minor) erano ormai un ricordo. Tuttavia anche se i Franchi erano riusciti a sottrarre ai Longobardi i territori del Ducato di Spoleto, non erano riusciti a domare il Ducato di Benevento.
    I duchi di Benevento non esitavano a tal proposito a sfruttare le frequenti e devastanti incursioni dei pirati saraceni per opporsi alla dominazione dei Franchi. Nell'anno 866, Ludovico II, pronipote di Carlo Magno, bandì un Editto contro il Principe di Benevento Adelgiso e, riunito l'esercito a Ravenna, scese nel Meridione.
    Ludovico riuscì a riprendere Bari ai Saraceni (871) ma venne fatto prigioniero a tradimento da Adelgiso. Stando a quanto narrato nel Chronicon Casauriene, l'imperatore fece voto di fondare un monastero qualora fosse uscito vivo da quella terribile esperienza e, una volta tornato libero, non perse tempo a comprare un terreno "in insula quae vocatur Casaurea" ed iniziare la costruzione di un cenobio intitolato alla SS. Trinità.
    Ludovico, racconta il Chronicon, volle dotare il suo monastero di una insigne reliquia e pertanto chiese ed ottenne da Papa Adriano II le ossa di San Clemente Papa. Il racconto della traslazione della preziosa reliquia lo troviamo in un autentico "fumetto in pietra" sull'architrave del portale centrale di San Clemente a Casauria.
    Fu certamente un grandissimo onore quello di poter custodire sotto l'altare maggiore della chiesa le spoglie di un Papa, un privilegio riservato, al di fuori della stessa Roma, a poche chiese. L'abbazia cambiò pertanto titolo e prese quello di San Clemente.
    Sempre secondo il Chronicon, mentre l'imperatore era impegnato nella costruzione dell'abbazia di Casauria, la famiglia imperiale proseguì il suo viaggio verso Nord: l'imperatrice Angelberga con il suo seguito si fermò presso il Castrum Wardae (Castello di Guardia) e fu qui che la madre dell'imperatore donna Hyrmingarda, decise di fondare anch'essa, sull'esempio del figlio, un secondo monastero intitolato a San Clemente.

    Ecclesiam Sancti Clementis in Gomano, quam piissima mater Ludovici Imperatoris Domna Hyrmingarda fecit et donavit (dal "Chronicon")

    A questo proposito è necessario sottolineare che non tutti gli storici sono d'accordo nell'identificare nella madre di Ludovico II la fondatrice del monastero del Vomano. Alcuni infatti sostengono che a fondare il cenobio del Vomano sia stata non la madre ma la figlia dell'imperatore e pertanto Hirmingarda, madre di Ludovico III il Cieco.
    Dopo la morte di Ludovico, l'Abbazia di Casauria conobbe un periodo di splendore e di ulteriori donazioni ma subito dopo la morte dell'abate Lupo, avvenuta nel 911, una incursione di Saraceni distrusse non solo il cenobio di Casauria ma anche tutte le sue pertinenze: "a fundamentis ut nihil funditus in eo remaneret." Anche il monastero del Vomano fu dato alle fiamme.
    La situazione non migliorò di certo con l'arrivo dei Normanni i quali, dopo aver raso al suolo il monastero di Casauria nel 1077, l'anno successivo distrussero anche quello del Vomano.
    La ripresa avvenne sotto l'abate Grimoaldo (1096) e questa determinò di riflesso la rinascita del monastero del Vomano. Un fatto determinante fu il ritrovamento delle ossa di San Clemente, nascoste sotto il pavimento della chiesa. Il rinvenimento richiamò una folla di pellegrini e, come annota il monaco Giovanni, "tanta fuit hominum multitudo, ut arenae maris possit aequari". E con i pellegrini arrivarono anche lasciti e donazioni che permisero all'abate di ricostruire non solo Casauria ma anche le sue dipendenze. Nel 1108 venne ricostruita anche la chiesa del Vomano, come testimonia l'iscrizione posta a sinistra del portale.
    Purtroppo "la splendida Casauria" durò poco. Infatti subito dopo la morte dell'abate Leonate, iniziarono vendite, cessioni e vere e proprie spoliazioni che impoverirono il monastero. Poco alla volta i feudatari locali gli sottrassero terre e proprietà mentre per arginare lo scempio non si trovò di meglio che affidare le chiese e le pertinenze dell'abbazia in commenda a prelati e cardinali che, non potendo essere presenti sul posto, subaffittarono le loro commende a vicari che non pensarono ad altro che a trarre guadagni ed a speculare sulle rendite. Il Cenobio del Vomano, anche in questa caso, non conobbe migliore fortuna.
  4. Alcune precisazioni

    Riteniamo opportuno ribadire innanzitutto che molte affermazioni contenute nel Chronicon sono manifestamente infondate o frutto della volontà dell'Abate Leonate di fare quella che oggi potremmo definire una vera e propria "attività promozionale".
    Cominciamo col dire che la rivendicazione di origini illustri, oltre a giustificare ricchezze e privilegi di ogni genere, mirava a collocare il monastero nell'ambito della compenetrazione tra potere religioso e potere politico che segnò l'età feudale.
    Il fatto poi che la chiesa abbaziale potesse custodire le ossa di un papa costituiva inoltre un privilegio che poche altre abbazia potevano vantare e non a caso Leonate volle che la leggenda della traslazione delle ossa di San Clemente fosse istoriata nel famoso racconto scolpito nella pietra che troviamo sull'architrave del portale dell'abbazia di Casauria.
    Il possesso di una tale reliquia, oltre a nobilitare il monastero e ad aumentarne il prestigio, serviva sopratutto a sollecitare lasciti e donazioni. Non dimentichiamo che nel medioevo si era sviluppata una "economia delle reliquie", un vero e proprio mercato che rispondeva alle leggi della domanda e dell'offerta. Il possesso di reliquie infatti era un motivo sufficiente per dare prestigio alle chiese o ai monasteri e quindi attirare lasciti e donazioni oltre che sollecitare la presenza di folle dei pellegrini. La traslazione delle ossa di San Clemente a Casauria, tra l'altro, crediamo che non sia mai avvenuta: le ossa di San Clemente, infatti, riportate a Roma dai Santi Cirillo e Metodio, furono collocate da Papa Adriano nella splendida basilica romana eretta in suo onore.
    L' intitolazione a San Clemente delle abbazie di Casauria e del Vomano da parte dei monaci cassinesi potrebbe avere una diversa spiegazione.
    San Gregorio Magno nei suoi "Dialoghi" racconta che Benedetto, fuggito da Roma, si rifugiò in una grotta del Monte Talèo nei pressi di Subiaco, facendo vita eremitica, e che, raggiunto da diversi discepoli, decise di fondare alcune "celle" utilizzando quello che rimaneva della villa di Nerone sulla riva sinistra dell'Aniene. Uno di questi monasteri Benedetto volle intitolarlo a San Clemente. L'intitolazione del cenobio di Casauria e successivamente di quello del Vomano non fu dovuta quindi alla traslazione delle ossa del Santo Papa, ma voleva semplicemente costituire la "memoria" di uno dei primi monasteri fondati da San Benedetto.

Il monaco Giovanni offre a San Clemente il manoscritto del Chronicon

Il monaco Giovanni offre a San Clemente il manoscritto del Chronicon



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